Il Codice sul volo degli uccelli, che ora costituisce il manoscritto Varia 95 della Biblioteca Reale di Torino, è un quaderno di piccolo formato in cui Leonardo da Vinci scrisse e illustrò i suoi studi sul volo. Donato incompleto nel 1893 al re Umberto I dal collezionista russo Fëdor Sabachnikoff, fu ricomposto dopo il 1920 con l’omaggio del ginevrino Henri Fatio alla Regina Margherita dei tre fogli mancanti. La collezione leonardiana dell’Istituto era iniziata nel 1839 con l’acquisto da parte di re Carlo Alberto di tredici autografi, tra cui il celeberrimo Autoritratto, dal collezionista Giovanni Volpato.
Le vicende dell’opera sono ben note: dalle mani di Francesco Melzi, allievo e erede di molte opere del maestro, il Codice passò nel XVI secolo nelle mani di Pompeo Leoni, scultore e noto collezionista, responsabile dello smembramento di molti codici vinciani. Nel XVIII secolo il Codice giunse alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, da dove fu trasferito, su ordine di Napoleone, all’Institut de France di Parigi. Nella metà dell’Ottocento il manoscritto venne trafugato da Guglielmo Libri, matematico ed esperto bibliofilo, e diviso in due parti per poi essere ricomposto e donato a Casa Savoia.
Il titolo del Codice è convenzionale, anche se ormai universalmente riconosciuto. La copertina sul cui piatto posteriore esterno si legge, in grafia non leonardesca, «Ucelli et altre cose», racchiude un quadernetto composto da 38 pagine, dal momento che Leonardo occupò anche le due facciate interne della copertina stessa. Mancino e sinistrorso, egli iniziò ad usare il quaderno partendo dal fondo, descrivendo le sue osservazioni sul volo e i movimenti in 67 disegni, con una scrittura che corre in senso contrario al normale.
Il sogno del volo dell’uomo si perde nella notte dei tempi, ma nessuno l’ha perseguito con più intensità e perseveranza di Leonardo da Vinci. Egli basa i suoi studi sull’osservazione del volo degli uccelli e, a differenza di tutti i suoi predecessori, elabora una vera e propria scienza del volo dalla quale sviluppa e progetta le sue macchine volanti. L’analisi del volo degli uccelli è condotta con rigoroso approccio meccanico: progetti, appunti e disegni sul volo, sulla fisionomia degli uccelli, sulla resistenza dell’aria, sulle correnti.
Indubbiamente l’epoca in cui visse Leonardo non era ancora pronta per la progettazione di aerei funzionanti. La scienza ha però oggi tributato al maestro un grande dono, portando in volo nello spazio, se non Leonardo, almeno il suo genio. Grazie alla collaborazione della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, della Biblioteca Reale, del TGR Leonardo della Rai e del Centro Ricerche Nasa, un chip contenente la copia digitale del Codice sul volo degli uccelli e dell’Autoritratto, nel novembre 2011, ha affrontato un viaggio durato più di otto mesi e conclusosi nell’agosto 2012 su Marte a bordo del rover Curiosity.